“ATENA OCCHIO SPLENDENTE”
Atena, figlia di Zeus, ha vari attributi uno dei quali è l’“occhio splendente”, che lo studioso Walter Otto descrive mirabilmente riportandoci alcuni brani delle opere classiche; la descrizione parte dall’osservazione del suo animale rappresentativo – la civetta – :
Ciò che Atena mostra all’uomo, ciò che vuole da lui e ciò che gli ispira è bensì ardire, desiderio di valore ed eroismo. Ma tutto ciò è ancor nulla senza la riflessione e la chiarezza illuminante. L’azione trae da esse la sua ragione ed esse costituiscono l’essenza della dea della vittoria. Questa sua luce non illumina solo il guerriero durante la battaglia; colà dove nella vita attiva ed eroica deve prodursi, compiersi e venir conquistato qualcosa di grande, ella è presente. Quale vastità di spirito dimostra questo popolo che, pur facendo sua delizia il pugnare con le armi, riconosceva ovunque, la stessa perfezione, là dove una visione chiara e meditata mostra la via all’azione : esso non poteva adorare quale dea della sua gloria guerriera una semplice vergine delle battaglie! Ella è lo splendore dell’attimo lucente e forte, al quale si fa incontro volando il compimento, così come la Nike ( Vittoria ) alata spicca il volo dalle mani della dea per coronare il vincitore. Ella è colei che è sempre accanto, la parola e il folgorante occhio della quale incontrano l’eroe al momento opportuno, per chiamarlo ad opere ingegnosissime e virilissime.
Atena, come tutte le vere divinità, non può venir capita se considerata da un unico, magari il più evidente aspetto della sua attività. Il fortissimo senno che fa di lei il genio della vittoria ha una portata che oltrepassa l’orizzonte del campo di battaglia. Solo l’accortezza del chiaro occhio con cui si conosce in ogni istante quel che è decisivo e si stabilisce ciò che risponde meglio allo scopo corrisponde in pieno, nella multiformità del suo agire vitale, al suo ideale…
Così la civetta è stata sentita come uccello di Atena, come manifestazione della sua presenza. Servendosi di un’espressione sia pure arcaica, ma già evidentemente da lungo tempo stereotipata, il poema epico mette in rilievo, quale attributo della dea, ciò che maggiormente colpisce nella civetta : l’occhio lucente. Si chiama glaucopide, ossia “occhioazzurro”. La parola glaucopide, mediante la quale viene caratterizzato il suo sguardo, serve nel linguaggio antico da predicato per il mare ( cfr. Iliade, 16, 34; Esiodo, Teogonia, 440 ), e viene ripresa nel nome del dio del mare Glauco e della Nereide Glauce; pure lo sguardo della luna venne chiamato così ( cfr. Empedocle, fr 42 Diels; Euripide, fr 1009 ), più tardi poi anche le stelle , l’alba e l’etere. Deve quindi aver sempre designato uno splendore lucente e ciò viene confermato dall’uso del linguaggio comune, che attribuisce all’ulivo, per il suo luccichio, il medesimo predicato ( cfr. Sofocle, Edipo a Colono, 701 e passim ). Se vuole dunque significare un certo tipo di sguardo, il medesimo termine si adatta pure all’occhio scintillante del leone pronto all’assalto ( cfr. Iliade, 20, 172 ), o occhio del drago (cfr. Pindaro, Pitiche, 4, 249; Olimpiche, 6, 45; 8, 37), ma non bisogna intenderlo mai come espressione generica di spaventoso e orribile. La dea poteva infatti anche guardare con cipiglio terribile, e in questo caso ( cfr. Sofocle, Aiace,, 450; fr. 760 Nauck = 844 Radt ) viene chiamata non più glaucopide, ma gorgopide. Che il termine “glaucopide” non venne per l’appunto pensato così lo dimostra , oltre allo splendore dei mare e degli astri, l’eminente bellezza dell’occhio di Atena ( cfr. Callimaco, Inni, 5, 17; Teocrito, 20, 25; Properzio, 2, 28, 12 ). Se dunque viene associato a questa Atena un animale che per il suo grande occhio acuto e lucente si chiama glaucopide, come ella stessa, non può allora esservi dubbio alcuno che, proprio a causa di questo sguardo meraviglioso, si credesse in esso presente il suo spirito. La civetta è un uccello da preda, battagliero, ma condivide questo suo modo di essere con molti altri. Ciò che invece in essa colpisce, fissandosi nella memoria, è l’espressione intelligente dell’aspetto, la chiarezza degli occhi penetranti che le diedero il nome. Era ritenuta l’uccello “più intelligente” ( cfr. Dione, Orazioni, 12, 1 sgg.). Anche in Atena vengono sempre messi in rilievo gli occhi. Ebbe un santuario a Corinto quale Ossiderca, “dalla vista acuta”, pare “fondato da Diomede in ringraziamento alla dea, per avergli tolto la nebbia dagli occhi”, quando combatteva a Troia ( Pausania, 2, 24, 2 ); a Sparta venne onorata quale Optilitis o Ophthalmitis ( Plutarco, Licurgo, 11, 4; Pausania, 3, 18, 2 ); avrebbe salvato a Licurgo uno o tutti e due gli occhi. E con quanta grazia Sofocle, nel famoso coro dell’Edipo a Colono, unisce la glaucopide Atena con l’onniveggente Zeus, quando egli dice a proposito del luccicante ulivo che “l’occhio eternamente veggente di Zeus Morio veglia su di lui insieme ad Atena dall’occhio raggiante.
Volendo rappresentarci l’essenza della dea – questo spirito di così chiara lucidità, che concepisce con la rapidità del lampo ciò che fa per il momento, che con perfetta limpidità trova sempre il consiglio opportuno e affronta i compiti più difficili con la più pronta risolutezza – possiamo forse trovare segno di riconoscimento e simbolo più adatto per quest’essenza che il chiaro, lucente sguardo dell’occhio ? Gli occhi descritti da Omero ( Iliade, 1, 200 ), che fissarono l’irato Achille con “fiamme di terribile luce”, quando gli apparve improvvisamente Atena, onde esortarlo alla riflessione e moderazione, non erano affatto occhi spaventosi.
Bibliografia :
GLI DEI DELLA GRECIA
Di Walter Otto
Edizione Adelphi
La mitologia ci tramanda che la dea raccoglie in sé molteplici qualità divine e che fece un grande dono alla città che prese il suo nome – Atene – :
“La sua ingegnosità si era anche applicata alle arti della pace, e, in Attica, le si riconoscevano, fra le altre benemerenze, l’invenzione dell’olio d’oliva, ed anche l’introduzione dell’olio nel paese. L’olio, si diceva, era il regalo che ella aveva fatto all’Attica per meritare di esserne riconosciuta come sovrana. Poseidone le disputava la sovranità su questo paese e ciascuno cercava di fare all’Attica ( la regione in cui si situava la città di Atene ) il più bel regalo possibile per accrescere i suoi titoli. Poseidone, con un colpo di tridente, fece scaturire un lago salato sull’Acropoli di Atene. Atena vi fece spuntare un olivo. I dodici dei, presi ad arbitri, decisero che l’olivo era preferibile, ed assegnarono ad Atena la sovranità sull’Attica… Il suo animale favorito era la civetta. La sua pianta, l’olivo. Alta, con i lineamenti calmi, più maestosa che veramente bella, Atena è descritta tradizionalmente come la “dea dagli occhi glauchi”.
Bibliografia :
MITOLOGIA – l’Universale – LeGarzantine