Domenica 17 Marzo 2024
Dialoghi su :
“LE VIE DEL GUERRIERO”
7° incontro
“DEVA E ASURA”
Immagini prese dal Web
Domenica 17 Marzo 2024
Dialoghi su :
“LE VIE DEL GUERRIERO”
7° incontro
“DEVA E ASURA”
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LA NASCITA DI SRI KRISHNA
E la prima infanzia
Racconto
Liberamente tratto dallo
SRIMAD BHAGAVATAM
e dal
VISHNU PURANA
da Devadatta
18 Agosto 2022
INTRODUZIONE
Tanto tempo fa, in una antica nazione chiamata Bharata, nel mondo oggi conosciuta come India, nel 3.227 a C. nacque un bambino divino che avrebbe cambiato il destino del mondo ed il destino dei grandi Cicli Cosmici – gli Yuga – che si stavano avvicendando. Così raccontava il saggio Shuka, figlio del grande Rishi Vyasa, al re Parikshit.
1
LO ADHARMA REGNA SULLA TERRA
La terra tremava ed ardeva di fuoco, la fine del grande Ciclo del Dvapara Yuga (1) volgeva al termine ed i Demoni avevano conquistato il Cielo, i Regno degli Dei, e la Terra che è la dimora degli Uomini. Si era sul limitare del Kali-Yuga (2), l’Epoca “scura” – stava per entrare con tutto il suo Adharma (3), la sua Ignoranza e Menzogna.
La Madre Terra soffriva immensamente nel sopportare il peso di tali presenze Asuriche (4). I passi di questi esseri oscuri la opprimevano, l’Arroganza, l’Avidità e l’Ingiustizia la facevano soffrire ed insieme a Lei tutti gli esseri che Lei nutriva ed ospitava soffrivano immensamente. Gli uomini giusti e veritieri venivano scherniti, offesi, oltraggiati, vessati e spesso uccisi.
Prithvi (5) non riusciva più a vivere. Un giorno, la Dea Madre Terra, venne inseguita e braccata da un gruppo di demoni e a stento riuscì a fuggire.
Sapendo che ormai era al limite estremo delle sue capacità di sopportazione decise di chiedere aiuto al Padre di tutti gli esseri : Brahma (6). Si presentò al cospetto di Brahma nella forma di una “Mucca”.
Prithvi disse a Brahma : “O Padre di tutte le creature, tu sai quanto sto soffrendo a causa della malvagità e dell’ oscurità che regnano sulla terra, gli Asura, i Rakhasa, i Pischaca (7) stanno imperversando sul mio suolo e distruggono tutti gli esseri che abitano con me : l’Acqua, l’Aria, il Fuoco e lo Spazio, i vegetali, gli animali e gli uomini. Lo stesso Kamsa, è un demone, che il Signore Vishnu (8) ha ucciso nella vita precedente. Molti demoni terribili sono scesi sulla terra, la stanno dominando con le loro regole Adharmiche e tormentano le persone religiose e pie che rispettano il Dharma. Tutti soffriamo a causa loro. Ti prego, aiutaci, liberaci dalla loro presenza !”
Brahma la guardò, aveva ascoltato le sue parole con attenzione, rimase in silenzio per un po’ poi le disse : “Conosco le tue pene e le pene di tutti gli esseri viventi, ma io non sono capace di risolvere il tuo problema, dobbiamo andare dal Supremo, da Vishnu”.
Avendo udito le parole di Prithvi Brahma andò dagli Dei e disse loro : “Prithvi ha detto la verità. Sta sostenendo un peso insopportabile. Andiamo tutti insieme sulle rive dell’Oceano-di-Latte e preghiamo, invochiamo il Signore Vishnu, così potremo esporgli ciò che sta accadendo sulla terra”.
Brahma partì con la Madre Terra, Mahadeva e gli altri dei e dee per andare da Vishnu. Giunsero sulla riva dell’Oceano-di-Latte. Li si fermarono e meditarono.
Brahma immobilizzò la sua mente che divenne come una fiamma dritta che sale. Stabile nel pensiero del Signore di Tutti, il Salvatore degli Dei, in silenzio Brahma pregò Vishnu recitando il Purushasukta (9). Quando l’aspirazione salì e si fuse con il silenzio immobile e vasto, udì la voce interiore del Supremo, Narayana, Vishnu.
Allora Vishnu, compiaciuto della loro aspirazione, si manifestò alle divinità nella Sua Forma Universale e disse: “Brahma credi alle mie parole e sii fiducioso perchè ciò che Tu e questi dei chiedete, si realizzerà !”
Così Brahma e gli dei rassicurati dal Supremo continuarono a pregare.
Il Signore Vishnu riprese a parlare e disse :
“Sono consapevole dello stato in cui si trova la Madre Terra, so che è in fiamme. Ho deciso di scendere sulla terra e di prendere una Forma ed un Nome. Vivrò sulla terra fino a che i suoi problemi saranno risolti”.
Si strappò due capelli dalla Sua capigliatura e disse :
“Entrambi questi miei capelli si incarneranno sulla terra e la libereranno dalle miserie che opprimono tutte le genti. Ognuno di voi assumerà una incarnazione parziale sulla terra per attenuare la forza dei demoni. Questo mio capello bianco si incarnerà come Adishesha (10), mentre questo Mio capello nero, sarà la Mia Forma di Purnavatara (11) e ucciderà Kamsa che è una reincarnazione di un demone. Tutti voi, Dei e Dee, Rishi e Saggi, scenderete al Nostro fianco. Scenderete nel Gotra (12) degli Yadu. Io nascerò come figlio di Devaki e Vasudeva. Adishesha, da Me inseparabile, nascerà come mio fratello maggiore, e sarà il settimo figlio di Devaki e Vasudeva.
Vishnumaya (13) scenderà per eseguire i Miei ordini : metterà i primi sei feti, che prenderà dal regno di Patala (14), nel grembo di Devaki e questi saranno i suoi primi sei figli, uno ad uno li inserirà per farli nascere al momento opportuno. ( Il Signore sapeva che questi primi sei figli sarebbero stati uccisi ).
Poi trasferirà il Mio Adishesha, che sarà il settimo figlio di Devaki, nel grembo di Rohini, la seconda moglie di Vasudeva ed in questo modo sembrerà che sia il figlio di Rohini e non di Devaki. Infine apparirà Lei stessa nel grembo di Yashoda in Gokul mentre Io apparirò come l’ottavo figlio di Devaki. Nascerò nell’ottavo giorno della fase più scura nel mese di Bhadrapada (15) mentre Lei nascerà nel nono giorno, immediatamente dopo di Me. Vasudeva stesso mi porterà appena nato a Gokula e Mi lascerà a fianco di Yashoda, poi porterà Yogamaya (16) via con sé.
Così tutti voi sarete la Mia schiera e camminerete insieme a Me sulla terra per un po’ di tempo fino a che avremo distrutto la malvagità ed ucciso tutti i demoni, cosi il mondo sarà purificato dalla loro presenza”.
La Madre Terra era confortata e piena di speranza : Vishnu in persona avrebbe camminato su di Lei e l’avrebbe liberata. Insieme agli Dei tornò indietro, presto il mondo avrebbe accolto il Signore.
Note :
La terza Grande Divinità della Trimurti indiana è Shiva, che significa benevolo, anche Shiva viene chiamato in molti modi tra cui Mahadeva, che significa Grande Dio. Egli è il distruttore della manifestazione, del Ciclo Cosmico; Shiva entra in azione quando lo Adharma regna sovrano e bisogna dissolvere la manifestazione che viene riassorbita nell’Assoluto, rimane in Lui fino a quando, dopo lunghissimo tempo, si riattiva il processo in modo Ciclico e si riparte con una nuova Manifestazione, con un nuovo Grande Ciclo. Il nuovo Inizio avviene con il Satya Yuga, l’Età della Verità.
2
UNA VOCE DAL CIELO
Le grandi dinastie regnanti stavano organizzando un matrimonio. Shura era il signore degli Yadava; gli Yadava erano i discendenti di Yadu, il figlio di Yajati. Il suo regno era diviso in due parti : Mathura e Shurasena. C’erano due fratelli che si chiamavano Ugrasena e Devaka. Ugrasena reggeva il regno chiamato Mathura, questo re aveva un figlio chiamato Kamsa. Devaka aveva una figlia chiamata Devaki.
Fu organizzato il matrimonio tra Vasudeva e Devaki. Vasudeva era il figlio di Shura. Kamsa era molto affezionato nei confronti della sorella Devaki poiché non aveva sorelle dirette. Dopo la celebrazione del matrimonio lo sposo Vasudeva fece i preparativi per portare la sua sposa Devaki nella casa reale. Cento carri dorati formavano il seguito ed un carro tutto d’oro, adorno di gioielli, portava la coppia nuziale. Il padre della sposa, Devaka, aveva dato in dote a sua figlia quattrocento elefanti, quindicimila cavalli, duecento damigelle bellissime e milleottocento carri. Con la musica nuziale in sottofondo Devaki e Vasudeva si sedettero sul bellissimo carro. Kamsa si avvicinò al carro e chiese al conducente di scendere che lui avrebbe preso il suo posto : voleva fare un dono a sua sorella, essere egli stesso a condurla nella sua nuova casa, questo era un suo dono, così pensava. Afferrò le redini dei cavalli e partì.
Aveva appena mosso la frusta con gentilezza sopra i cavalli per iniziare il cammino che all’improvviso una VOCE giunse dal cielo. La musica cessò e tutti guardarono in direzione della voce. Essa disse : “Folle !” era chiaro che la voce si stesse rivolgendo a Kamsa, la voce si fermò per un attimo come se stesse aspettando che tutti i presenti fossero attenti e consapevoli di quel momento solenne, poi continuò “Folle ! Questa donna che tu stai conducendo al palazzo del suo sposo diventerà la causa della tua morte. Il suo ottavo figlio ti ucciderà.”
In un lampo Kamsa scese dal carro. Con una mano afferrò sua sorella per i lunghi capelli e la trascinò giù dal carro, con l’altra sguainò la spada dal fodero e disse : “Così tu diverrai la madre del mio assassino ! Fammi vedere come questo potrà accadere : in questo stesso istante ti spedirò nel regno di Yama (1). Allora non avrò più nulla da temere.” La mano destra era in alto pronta a colpire, la spada scintillava al sole.
Vasudeva accorse ed afferrò la sua mano destra. Cercava di calmare Kamsa e così disse : “Kamsa, appartieni ad una stirpe onorata – la Casa di Shurasena – sei un principe educato regalmente. Vuoi perdere il tuo buon nome uccidendo una donna ? Tua sorella ? Sei un uomo saggio ed i saggi sanno che la morte nasce con la vita di un uomo. Quando un uomo nasce una cosa è certa : dovrà morire. Questo può capitare in qualsiasi istante. Può essere oggi o tra un centinaio di anni. Il suo Atman (2) lascerà questo corpo e si unirà ad un altro corpo. Come un uomo che cammina sulla strada e mette un passo davanti all’altro così l’anima prende un corpo dopo l’altro in una catena senza fine. La vita e la morte di un uomo vanno sempre insieme, non si possono separare. Solo l’attimo della morte può cambiare. La morte è uno stadio intermittente tra due vite. Tu sei un principe Kamsa, un rampollo di una nobile razza e sei estremamente affezionato a tua sorella, come è possibile che tutto il tuo affetto per lei si sia prosciugato in un attimo ? Cosa dice il tuo cuore all’idea di uccidere la tua stessa sorella il giorno delle sue nozze ? Son solo poche ore che mi è stata data in sposa. E’ la tua amata sorella e l’hai amata fino a poco fa. I suoi occhi sono spalancati dalla paura e sta tremando dallo shock. Le lacrime scorrono sul suo volto. Non è giusto che tu uccida questa donna innocente. Rinfodera la tua spada. Non è da te comportarsi in questo modo.”
Ma Kamsa non ascoltava. Era pronto ad uccidere Devaki che sarebbe stata la causa del suo pericolo. Vasudeva pensò che doveva fare in fretta se voleva salvare sua moglie. Disse a se stesso : “Un uomo saggio dovrebbe usare il suo ingegno per cercare di evitare la morte quando è imminente. Se dopo vari tentativi non si può evitare la morte allora non si avranno rimpianti. Sta a me pensare a qualcosa per salvare mia moglie. Parlerò a Kamsa e gli dirò che gli farò dono dei miei figli. I miei figli non sono ancora morti. Lei avrà la vita salva fino alla nascita dei suoi figli. Chi può saperlo. La morte potrà sopraggiungere per Kamsa prima che i miei figli nascano. Se lui sarà vivo quando i miei figli nasceranno può darsi che morirà per mano di un mio figlio. Il Cielo ha espresso una profezia e quelle parole non possono essere false. Quando una foresta è catturata dalle fiamme uno o due alberi possono rimanere illesi e non essere toccati dal fuoco, questa è una eventualità. Ed anche Devaki, se è destino che viva, vivrà nonostante i pericoli che ora incombono su di lei. Non c’è nulla di sbagliato nel cercare di calmare Kamsa con la promessa che gli farò dono dei miei bambini quando saranno nati”.
Con il volto stravolto dal profondo dolore Vasudeva disse : “Kamsa, la voce dal cielo non ha detto che Devaki ti ucciderà. Il problema sorge dai suoi bambini. Io ti prometto che ti darò i bambini appena saranno nati. Risparmia la vita di questa mia giovane sposa : questa sorella a te tanto cara”.
Kamsa ci pensò un po’ e sentì che il consiglio di Vasudeva era buono. Abbassò la spada e disse : “Così sia !”
Note :
3
SANKARSHANA
Vasudeva e Devaki entrarono nel palazzo e lì vissero. Con il passare del tempo nacque loro un bambino. Vasudeva lo chiamò Kirtiman e con il cuore addolorato lo portò a Kamsa tenendo fede alla sua promessa. Vasudeva da re onorevole, fece ciò che aveva detto e disse a Kamsa : “Ecco mio figlio, come ti avevo promesso l’ho portato appena nato”.
Kamsa fu molto compiaciuto del nobile gesto da parte di Vasudeva. Sorridendo prese il bambino e lo mise sulle braccia di Vasudeva e disse : “Prego, prendi questo tuo bambino, non lo ucciderò. Dopotutto mi è stato detto che sarà il tuo ottavo figlio che mi porterà la morte. Questo è il tuo primogenito, non ho paura di lui”.
Vasudeva tornò a casa con il bambino tra le braccia, ma conoscendo il modo di pensare di suo cognato non si fidava delle sue parole e delle sue azioni.
Narada, il saggio divino (1), andò a visitare Kamsa. Gli narrò molte cose e tra queste gli trasmise la notizia che i mandriani di Gokula con a capo Nanda, le mogli degli Yadava, i loro cugini, amici e compagni e molti altri ancora, erano tutti Dei e Dee nati sulla terra e che lo scopo della loro nascita era quello di annichilire tutti gli asura. Kamsa fu spiazzato nel ricevere la notizia.
In particolar modo Narada disse : “Non penso che dovresti essere così compiaciuto riguardo ai figli di Devaki. La voce invisibile ha proclamato che sarà l’ottavo figlio ad ucciderti e così tu hai permesso al primo nato di sopravvivere. Pensa per un istante : un fiore di loto ha solo otto petali e nessuno può dire quale sia l’ottavo petalo e quale sia il primo, allo stesso modo Devaki avrà otto figli e nessuno sarà capace di dire quale sarà l’ottavo figlio. Non penso sia saggio da parte tua essere disattento in questa situazione di vitale importanza”.
Dopo aver messo il seme del dubbio nella mente di Kamsa il rishi se ne andò cantando le lodi di Narayana come sua consuetudine.
Kamsa ora era del tutto sicuro che il bambino appena nato era Narayana ed era venuto per ucciderlo. Irruppe nella casa di Vasudeva, strappò il bambino dalle braccia della madre e poi lo uccise. E così proseguì uccidendo tutti i bambini che nascevano da Devaki e Vasudeva.
Non è forse un fatto che in questo mondo un uomo che sia avido fino al punto di salvare la propria vita a scapito della vita di un altro non esita ad uccidere suo padre, madre, fratelli, amici in breve chiunque altro ? Kamsa era questo tipo di uomo. Ed ancora, Narada aveva detto a Kamsa che egli stesso era un grande asura, dal nome KALANEMI e che, in una vita precedente era stato ucciso da Vishnu durante la battaglia tra gli dei e gli asura. Così Kamsa era sicuro che il figlio di Devaki lo avrebbe ucciso se non avesse preso le dovute precauzioni.
Kamsa iniziò ad odiare gli Yadava e cominciò a tormentarli. Ugrasena era il re che governava il regno degli Yadu, Bhaja e Andhaka. Kamsa non esitò un istante e fece imprigionare suo padre e diede inizio ad un regno tirannico.
Mandò delle guardie a prendere sua sorella Devaki e suo marito Vasudeva presso il loro palazzo. Li fece arrestare come se fossero dei vili criminali e li fece imprigionare entrambi nelle carceri oscure nei sotterranei del suo palazzo. Furono legati con dei ceppi alle mani ed ai piedi, sigillati con dei lucchetti. Una sola grata faceva trapelare una debole luce dall’esterno. L’ingresso della prigione era chiuso con un cancello di ferro ed i due prigionieri erano controllati a vista dalle guardie.
Solo la Luce Interiore poteva illuminare le loro vite, solo la fede in Narayana portava serenità ai loro cuori, la certezza che presto il Signore stesso sarebbe nato come loro figlio, così aveva detto la VOCE PROFETICA, ed il Signore stesso li avrebbe liberati ed avrebbe liberato il mondo intero dall’oppressione degli asura.
Questa Luce li guidava e li teneva in vita anche se la realtà esteriore intorno a loro era oscura e terribile. Una fiamma d’amore verso Narayana brillava nei loro cuori, che mantenevano accesa tutto il giorno e la notte, una fiamma di devozione, stabile e dritta. Spesso le loro menti ripetevano dei sacri Mantra in cui invocavano il Signore : “Om Narayana Om”; allora le loro menti ed i loro cuori iniziavano a vibrare del suono divino, la vibrazione si espandeva intorno e l’oscurità era meno oscura, le tenebre si affievolivano ed i loro cuori e le loro menti volavano lontano, in alto, verso gli spazi infiniti dello Spirito. Con i loro corpi erano in prigione ma con le loro anime erano eternamente liberi e sentivano la Presenza del Supremo.
Jarasandha, il re di Magadha, aveva dato le sue figlie in matrimonio a Kamsa il quale aveva molti alleati potenti : Jarasandha, Pralambha, Baka, Chanura, Trinavarta, Aghasura, Mushtika, Aristha, Dvividha, Putana, Keshi, Dhenuka. Oltre a questi molti altri re erano amici di Kamsa. Gli Yadava essendo perseguitati da Kamsa si rifugiarono presso regioni come Kuru, Panchala, Kekaya, Salva, Vidarbha, Videha e Kosala. Altri re pensarono che fosse più saggio e politicamente più appropriato stare con lui e diventare suoi alleati.
Sei bambini di Devaki furono uccisi ed il settimo figlio stava già prendendo forma nel suo grembo materno. Adishesa, uno degli aspetti di Narayana, era entrato nel suo grembo.
Il Signore Narayana sapeva che era giunto il momento in cui lo Adharma nel mondo doveva essere eliminato; così chiamò Yogamaya (2) e le diede questo ordine :
“Devi, vai all’istante a Gokula dove i mandriani sono governati da Nanda. La moglie di Vasudeva dal nome Rohini abita lì. Le altre mogli di Vasudeva si sono nascoste altrove per sfuggire alla rabbia di Kamsa. Tu hai portato il Mio Adishesa nel grembo di Devaki su mio ordine.
Devi andare da Devaki, estrarre il bambino dal suo grembo e metterlo nel grembo di Rohini. Il bambino successivo che Devaki porterà in grembo sarò Io stesso. Allo stesso tempo tu nascerai come la bambina di Yashoda e Nanda.
Per questi grandi eventi, nelle epoche future, tu sarai conosciuta come Ishwari e darai la capacità di partorire alle donne che non riusciranno ad avere figli e donerai la grazia a tutti coloro che la chiederanno. Gli uomini ti adoreranno come Naiveddyas, con incenso e riti sacri. I popoli erigeranno templi a tuo nome e tu sarai chiamata con molti nomi : DURGA, BHADRAKALI, VIJAYA, VAISHNAVI, KUMUDA, CHANDIKA, KRISHNA, KANNIKA, MAYA, NARAYANI, ISHANI, SHARADA, AMBIKA.
Il bambino che sarà trasferito dal grembo di Devaki al grembo di Rohini sarà conosciuto come SANKARSHANA e RAMA, poiché incanterà il mondo intero, e BALA poiché sarà molto potente”.
Yogamaya dopo aver preso il permesso dal Signore scese sulla terra.
Devaki entrò in uno stato di trance e Yogamaya trasferì il piccolo nel grembo di Rohini senza che le donne se ne rendessero conto.
Il giorno successivo tutti dicevano che Devaki aveva perso il settimo figlio per un aborto spontaneo; anche Kamsa udì la stessa storia. Nel frattempo Sankarshana cresceva al sicuro nel grembo di Rohini.
Note :
4
LA NASCITA DI KRISHNA
Il Supremo Narayana che è l’anima dell’Universo e il rifugio di tutti gli esseri, entrò nella mente di Vasudeva. Le persone erano colpite dallo splendore che emanava Vasudeva. Risplendeva come il sole a mezzogiorno poiché il Signore si era stabilito in lui.
Devaki ricevette l’incarnazione dell’essenza di tutta la ricchezza e la gloria dell’Universo, l’Anima dell’Universo, lo Atman indistruttibile, che risiede in ogni essere vivente e cosa non vivente. Devaki ricevette la grazia di divenire la Madre del Signore-di-Tutti. Lei appariva bella e brillante come il chiarore della luna nuova che sorge ad est. Il suo aspetto era radioso; ma il mondo non poteva vederla poiché era rinchiusa nelle prigioni del palazzo di Kamsa. La sua gloria era nascosta come una luce dentro una giara di terracotta.
Tuttavia Kamsa era consapevole del fatto che la sorella stava brillando di una luce non terrena. Devaki portava in grembo il Signore e l’intero palazzo era inondato da una luce strana dal giorno in cui lei aveva accolto il Supremo. Le sue labbra manifestavano sempre un sorriso meraviglioso e Kamsa guardandola, pensava tra sè e sè : “Devaki non è mai stata così prima; mi sembra che emani uno strano bagliore da quando porta in grembo questo figlio. Credo che Narayana stesso sia dentro di lei, ecco perché risplende in questo modo e perché è tanto bella quanto non è mai stata prima d’ora. Devo stare attento e prendere tutte le precauzioni altrimenti la profezia si avvererà ! Non voglio morire … la potrei uccidere ora … ma, è una donna : è mia sorella e per giunta incinta. Uccidere qualcuno è un crimine imperdonabile ed il mondo intero mi condannerà se la uccidessi ora. Tutta la mia fama e la mia reputazione, le mie ricchezze e la mia vita futura soffrirebbero per questo crimine. Non è forse vero che un uomo che vive in uno stato continuo di azioni malvagie è come un cadavere che cammina ? Quando è ancora in vita le persone lo malediranno e quando morirà andrà in Inferno.”
Così Kamsa decise di non ucciderla e aspettò con impazienza l’arrivo del nascituro. Il pensiero dell’arrivo del bambino era divenuto un’ossessione. Quando stava per sedersi si fermava all’improvviso perché vedeva il bambino seduto sul sedile, allora pensava : “C’era un bambino sul sedile ed io stavo per sederci sopra!”. Provava ad andare a dormire per riposare un po’ ma anche in questo caso vedeva il bambino sdraiato sul letto; terrorizzato, si allontanava dal letto e non aveva più riposo. Cercava rifugio nel cibo ma quando si sedeva a tavola vedeva il bambino sul piatto, disgustato si alzava e se ne andava via brancolando; camminava e avanti a lui vedeva il piccolo che camminava, trovava sempre l’immagine del nipote davanti agli occhi. A Kamsa sembrava che l’intero mondo fosse pervaso dalla Presenza del Signore-di-Tutti nella forma di un bambino piccolo.
Il tempo si avvicinava. Brahma, Mahadeva e tutte le divinità andarono da Devaki, si misero di fronte a lei e, con le mani giunte in segno di adorazione del Supremo, dissero tutti insieme : “Salute a Te, o Signore ! Tu che sei così gentile da assumere diverse forme in varie epoche storiche per salvarci dalla disperazione. Tu sei stato Matsya, Kurma, Varaha, Narasimha, Vamana, Parashurama, Rama e molte altre forme hai assunto. Ora la Madre Terra ha bisogno di Te e noi Ti preghiamo, salva il mondo dalle grandi sofferenze che stanno per sopraggiungere. Noi ci inchiniamo di fronte a Te.”
Poi si rivolsero a Devaki e le dissero : “Tu sei una principessa piena di grazia poiché sarai la madre del Signore Narayana Stesso; Adishesha è già nato da te e ora il bambino che sta nascendo sarà il salvatore del mondo. Non devi più aver paura di Kamsa. La sua vita ha i giorni contati.” Avendola tranquillizzata ed incoraggiata Brahma e le altre divinità celesti svanirono dalla sua presenza.
Era l’ottavo giorno della fase più scura di Bhadrapada.
Il momento era propizio.
Aveva il fascino di tutte le stagioni insieme. I pianeti e le stelle erano nelle posizioni in cui elargivano pace e gioia al mondo intero. Il cielo era chiaro e puntellato di stelle che brillavano piene di luce. Le acque nei ruscelli erano chiare e dolci. I laghi erano ricolmi di fiori di loto. Gli alberi erano fioriti. Soffiava una brezza gentile densa di profumi floreali. I fuochi accesi dai brahmini bruciavano senza fare fumo ed una atmosfera di pace e serenità pervadeva la terra. Le menti ed i cuori di tutti gli uomini erano calme e felici senza alcun motivo apparente.
Soltanto Kamsa era estremamente infelice e tormentato.
Canti paradisiaci provenivano dal cielo : Kinnaras (1) e Gandharvas (2) cantavano dal Paradiso le lodi al Signore insieme ai Siddhas (3) e Charanas (4); le Apsaras (5) e le donne Vidyadhara (6) danzavano con devozione e trasporto. I Devas ed i rishis (7) lanciavano fiori dal cielo come una cascata colorata. Si udì un grande rumoreggiare dalle nubi che assomigliava al ruggito dell’oceano. Era mezzanotte. Il muhurta era l’attimo ABHIJIT (8) e Narayana, che è nel cuore di ognuno, era nato da Devaki, la moglie di Vasudeva.
Note :
5
KRISHNA VIENE PORTATO A GOKULA
Vasudeva guardava al bambino appena nato ed era confuso e stupito al tempo stesso, Narayana era apparso nella sua forma completa, Vasudeva vedeva che non era un bambino ma era Narayana stesso. Guardava i suoi occhi a forma di loto. Le sue quattro braccia; la sua Shankha, la conchiglia sacra, il Sudarshana Chakra, il disco solare, arma dai vari poteri supremi, il Gada, la mazza e Padma, il fiore di loto, teneva ognuno di questi attributi in una delle sue mani. Vasudeva vedeva il sigillo-simbolo impresso sul Suo petto, conosciuto come Srivatsa. Il gioiello Kaustubha che splendeva appeso al suo collo e gli orecchini pendenti a forma di pesce. Indossava vestiti di seta gialla; la sua pelle era scura come una nuvola carica di pioggia, emanava una tale luce che tutta la prigione si illuminò risplendendo come all’apparire di mille soli. Vasudeva ammirava questa forma gloriosa senza distogliere lo sguardo un solo attimo. Era come se stesse bevendo del nutrimento divino in quella vista così gloriosa e al tempo stesso bellissima del bambino divino appena manifestato.
Ritornò in sé e riacquistò i sensi, come uscendo dalla trance, si rese conto che era divenuto padre di un figlio maschio ed essendo uno kshatriya doveva officiare i riti tradizionali per il piccolo. Nella sua mente praticò il sacrificio : adorò mille brahmini e con le sue vesti imbevute nelle acque sacre del fiume donò mille mucche; così avrebbe fatto appena gli eventi glielo avrebbero permesso.
Vasudeva con le mani giunte e la testa abbassata ai piedi di Narayana, lo adorò ed iniziò a pregare Parameshvara (1), così disse : “Nella Tua infinita gentilezza nei confronti della Terra, di Vasudeva e Devaki, hai preso la forma di un essere umano. Come posso esprimere le parole di trepidazione e di giubilo che sgorgano dalle mie labbra ? Non sono più un uomo sfortunato : sono il più fortunato di tutti gli esseri umani e mia moglie ha l’onore di essere la madre del Signore stesso. Grande è la Tua misericordia nei nostri confronti.”
Devaki allora disse : “Tu sei il solo distruttore di ogni cosa. Per favore abbi pietà della Madre Terra e di noi e metti fine alla tirannia di Kamsa. Per favore fai in modo che Kamsa non ti veda in questa Tua forma divina : questa forma suprema per cui gli yoghi impiegano innumerevoli anni di tapasya (2), per poter avere il dono della visione. Non è dato ad occhi ordinari come i miei potersi immergere in questa Tua forma divina. Per favore, nascondi questa Tua gloriosa manifestazione. La Tua nascita mi ha resa triste : non potrò, come fanno le altri madri, tenerTi per me. Tu sai, o mio Signore, che Kamsa ha ucciso tutti i bambini che ho dato alla luce in questi anni. Ora potrebbe essergli giunta la notizia della Tua nascita. Potremmo vederlo arrivare di corsa con il braccio destro alzato in cui brandisce la spada. Fai in modo che non ti veda in questa Tua forma. Non se lo merita”.
Il Signore disse :
“Devaki, tu sei la più pura delle donne.
Nella tua janma (3) precedente, eri nata nel lignaggio di Svayambhu Manu ed il tuo nome era PRISHNI, colui che ora è Vasudeva allora si chiamava SUTAPAS. Entrambi avevate ricevuto l’ordine diretto da parte di Prajapati (4) di creare ed entrambi vi dedicaste ad una tapasya strenua, molto ardua.
Le vostre menti erano stabili in Me e soltanto in Me.
L’ascesi si prolungò per dodicimila anni.
Ero compiaciuto per la vostra devozione e così apparvi davanti a voi in questa stessa forma che ora avete davanti ai vostri occhi. Dopo quella ascesi così dura potevate chiedermi Moksha (5). Ma voi volevate Me come vostro figlio. Allora entraste in questo mondo, coinvolti nei sui piaceri e, nel tempo dovuto, Io sono nato da voi. Fui chiamato PRISHNIGARBHA e divenni famoso per le mie buone qualità. Più tardi, entrambi, diventaste famosi con i nomi di KASHYAPA e ADITI. Allora Io nacqui come UPENDRA ma fui conosciuto meglio come VAMANA che interruppe lo yajna (6) di Bali. Questa è la terza volta che nasco come vostro figlio.
E’ la prova che Narayana ha mantenuto la sua parola.
Se voi non mi vedete nella Mia Forma Cosmica sarete nuovamente coinvolti, intrappolati, nella Maya (7) del mondo e diventerete incapaci di raggiungere Moksha, la Liberazione. Ma ora penserete a Me come a vostro figlio e realizzerete che sono il BRAHMAN (8). Dopo questa vita raggiungerete la realizzazione spirituale chiamata Moksha. Potete esserne certi.”
Il Signore rimase in silenzio ed anche se i genitori continuavano a guardarlo senza sosta la Sua Forma divina era svanita : ora appariva, ai loro occhi, come un bambino normale.
Vasudeva aveva ricevuto l’ordine di portare il bambino appena nato a Gokula e di lasciarlo lì, nella casa di Nanda, il capo dei mandriani; poi sarebbe tornato indietro con il bambino appena nato dal grembo di Yashoda, la moglie di Nanda.
Vasudeva e Devaki si stavano chiedendo come tutto questo potesse accadere visto che entrambi erano legati con robuste catene di ferro ai polsi e ai piedi, che la prigione era serrata da un lucchetto e controllata da soldati armati che stazionavano in gran numero lungo tutto il percorso fino all’uscita del palazzo. Kamsa aveva raddoppiato le guardie poiché sapeva che il bambino stava per nascere.
Vasudeva mise il bambino in un cesto di vimini e lo coprì con il suo scialle. Teneva il cesto con le sue mani e fissava il cancello serrato. Solo la fede al comando supremo di Narayana lo fece procedere.
Si vide un miracolo.
I lucchetti si aprirono da soli, il cancello della prigione si spalancò, i ceppi ai piedi e alle mani caddero a terra. Vasudeva varcò il cancello della prigione e trovò le guardie addormentate, immerse in un sonno profondo, in ogni corridoio erano tutti a terra, dormienti, la via verso l’uscita era completamente sgombra, non c’era nessuno a fermarlo.
Uscì dal palazzo ed anche le sentinelle esterne che erano di guardia dormivano.
Raggiunse le sponde del sacro fiume Yamuna. Improvvisamente il cielo si era riempito di nuvole, cariche di pioggia. L’acqua iniziò a scendere come cascate dal cielo.
Vasudeva non sapeva come avrebbe potuto attraversare il fiume che si stava gonfiando e poteva tracimare, cercò di non pensare e si aprì ancora una volta all’unico potere vero capace di risolvere i suoi problemi : Vishnu.
Prendendo rifugio nel Signore entrò nelle acque del fiume ed iniziò a camminare tre le onde virulente. Senza che ne fosse consapevole Adishesha lo aveva seguito e con le sue mille spire proteggeva il bambino dalla pioggia battente.
Il fiume Yamuna che era gonfio di acque impetuose all’improvviso aprì un varco per far passare Narayana. La Dea del fiume Yamuna felice ed onorata di poter ospitare nelle sue acque il Signore, con devozione ed adorazione, alzò il suo livello delle acque fino a poter toccare i piedi del piccolo Narayana in terra.
I sacri piedini toccarono la testa della Dea del fiume in segno di benedizione.
Vasudeva raggiunse Gokula che sembrava sprofondata in una trance profonda. Seguendo gli ordini dettati da Vishnu, andò dritto verso la casa di Nanda. Tutti dormivano, nessuno si accorse della sua presenza. Raggiunse gli appartamenti di Yashoda, la donna aveva un bambino che giaceva al suo fianco. Gentilmente lo sostituì con il suo piccolo Narayana che lasciò a dormire al fianco della donna. Prese il figlio di Yashoda e lo mise nella cesta di vimini : era una bambina !
Tornò indietro, attraversò di nuovo il fiume Yamuna e raggiunse Mathura, la capitale del regno di Kamsa. Non incontrò nessuno lungo il tragitto : tutti ancora dormivano. Mise la bambina al fianco di Devaki e appena lo fece i lucchetti dei ceppi ai piedi e alle mani si sigillarono da soli, il cancello della prigione si chiuse ed il suo lucchetto si serrò. Era tutto come prima. Ora aspettava l’arrivo di Kamsa.
Note :
6
VISHNUMAYA
Il palazzo uscì dal magico torpore grazie alle urla potenti di un bambino appena nato. Le guardie all’ingresso del palazzo precipitarono da Kamsa e dissero : “Nostro signore, il bambino di Devaki è nato. Siamo subito corsi al tuo cospetto per comunicare la notizia.”
Kamsa era disteso sul proprio letto nel tentativo difficile di dormire, il sonno lo aveva abbandonato da molto tempo. Da quando aveva saputo che Devaki aspettava il suo ottavo figlio le sue notti erano insonni, se cadeva nel sonno gli incubi lo assalivano e subito si risvegliava, nella mente e nel cuore non aveva pace ed anche il corpo era come se fosse attraversato da un fremito costante di paura ed apprensione.
Vedendo l’alone di luce che avvolgeva Devaki sapeva che il bambino che sarebbe nato avrebbe portato la sua morte. Non poteva dormire.
Quando ricevette la notizia della nascita del bambino, afferrò la spada e con i capelli svolazzanti irruppe nella prigione dove si trovavano Devaki e Vasudeva.
Devaki lo guardava e pensò che fosse il dio della morte in persona che andava verso di lei tanto terribile era il suo sguardo con il volto furibondo e deformato.
Devaki si gettò ai suoi piedi e disse :
“Mio amato fratello, per favore non uccidere questa bambina. Risparmiala, lasciala a me poiché una bambina è nata dal mio grembo. Ti ho dato tutti i miei figli e tu li hai uccisi tutti. Ma questa è una bambina. Cosa può fare una semplice bambina ? Sono sicura che lei sia incapace di adempiere alla profezia che tanto ti terrorizza. Risparmiala. Uccidere una donna è un peccato terribile. Non commettere questa follia. Un tempo ti ero cara. In nome di quell’amore fraterno, ti chiedo : per favore lasciami questa unica figlia”.
Stringeva la piccola al suo petto e la teneva stretta. Le sue lacrime scendevano copiose e bagnavano la piccola.
La preghiera di Devaki cadde nel vuoto. Kamsa sembrava posseduto e la paura della morte lo aveva reso una bestia.
Strappò rudemente la piccola dalle deboli braccia di sua sorella, afferrò la bambina per le gambe e cercò di sbatterla contro una pietra.
La bambina era Vishnumaya, il Potere Creativo di Vishnu, scivolò dalla presa stringente dell’asura e volò verso il cielo. Stupiti da ciò che era accaduto tutti rivolsero lo sguardo in alto, verso di Lei.
Là, alta nel cielo, vedevano la forma splendente della Devi.
Teneva molte armi nelle sue otto mani : era adornata con una collana di teneri fiori. Gioielli brillavano dal suo collo, dalle braccia e dai piedi. Teneva un arco, il trishula, il tridente, le frecce, una spada, la conchiglia, il disco e una mazza. Siddhas, Charanas, Gandharvas, Apsaras, Kinnaras ed altri esseri celesti la circondavano e la adoravano.
Dall’alto del cielo nella sua posizione fece una possente risata e poi parlò a Kamsa e gli disse :
“Stupido folle ! Quanto sei folle nel cercare di uccidermi ! Cosa pensi di ottenere dall’uccidermi ? Il tuo vecchio nemico, il bambino che è destinato ad ucciderti, è già nato. Non uccidere persone innocenti senza motivo, per nessuna ragione”.
Poi svanì nelle altezze celesti e la terra tornò nel buio.
Il miracolo era avvenuto e le parole di Vishnumaya ebbero uno strano effetto su Kamsa.
All’improvviso si vergognò di sé stesso, per il suo disprezzo e rancore nei confronti di Devaki e Vasudeva.
Si sentì pieno di rimorsi, Kamsa, con le sue stesse mani tolse i ceppi e le catene che imprigionavano i piedi e la mani di Vasudeva e Devaki, infine disse : “O sorella mia ! Mio caro Vasudeva ! Sono così addolorato per tutto ciò che vi è accaduto a causa mia, a causa della mia natura così crudele. Intrappolato dall’amore per me stesso, sono divenuto un demone ed ho ucciso tutti i vostri figli. Il mio cuore vuoto di compassione ed amore per gli altri si è indurito e mi ha fatto compiere questi atti crudeli. Temo pensando al mio futuro : un inferno speciale è in riserbo per me quando morirò. Sono colpevole per aver ucciso dei bambini, sono un assassino di infanti !” Si fermò per un attimo , poi riprese dicendo : “Voi due siete diversi, voi siete saggi, per favore, siate così gentili da perdonare Kamsa, il peccatore.” Con le lacrime agli occhi cadde ai loro piedi e li abbracciò.
Devaki e Vasudeva, nella loro nobiltà d’animo, pensarono che in quel momento Kamsa si sentisse veramente pentito ed infelice ed accettarono le sue scuse. Kamsa, al pensiero di essere stato perdonato si sentì ancor più colpevole e a testa bassa rientrò nei suoi appartamenti, con il cuore leggero credeva che tutto fosse concluso.
7
LE CAMPAGNE DI KAMSA
Quando il cielo è coperto da dense nubi non è possibile vedere il sole. A volte uno squarcio tra le nubi permette di intravedere un raggio di sole ma le nubi lo coprono velocemente e rimane solo una debole memoria dello splendore del sole.
Così fu con Kamsa. Quando era vicino a persone buone come Vasudeva e Devaki ed aveva visto la Devi splendere in cielo si era ricreduto su ciò che aveva fatto ed era stato capace di vedere i suoi atti criminosi ma, una volta lasciata la loro presenza, tutto era svanito ed era tornato come prima, il debole raggio di luce che si era infiltrato era stato coperto dall’oscurità delle nubi.
La mattina successiva incontrò i suoi ministri e narrò loro gli avvenimenti straordinari che erano avvenuti nella prigione, soprattutto le parole pronunciate da Vishnumaya risuonavano ancora nella sua mente.
I suoi ministri erano tutti esseri che odiavano gli Dei, erano tutti asura che incarnavano l’ignoranza e la follia dell’orgoglio e iniziarono a parlare con grande passione e veemenza. Cominciarono ad esporre una serie di proposte.
Dissero : “E’ ovvio che il bambino è tenuto nascosto in qualche luogo; molto probabilmente lontano dalla città di Mathura. Potrebbe essere in un’altra città, forse un villaggio o in un sobborgo, forse potrebbe anche vivere con i mandriani. Il modo migliore per affrontare il problema è quello di uccidere tutti i bambini al di sotto di un anno di età che vivono nell’area intorno a noi; non devono aver cambiato i loro denti da latte.”
“Gli dei non possono farti del male. Sono stati tutti sconfitti da te così tante volte che ora hanno paura di te. Anche solo menzionare il tuo nome li fa fuggire altrove. Anche Narayana, il tuo furbo nemico, cosa può fare ? Si nasconde sempre in qualche luogo, timoroso di venire fuori per affrontarti in uno scontro frontale, reale. Il Signore Mahadeva, Shiva, è un mezzo uomo e l’altra metà è sua moglie. Cosa può fare nei tuoi confronti ? Brahma è inferiore a questi due. Indra, come tu sai, è disarmato nei tuoi confronti, non è capace di affrontare la tua potenza.”
“Nonostante questo dobbiamo prendere le nostre precauzioni. Dobbiamo estirpare il nemico alla radice quando è una piantina ancora tenera. Quando una malattia prende spazio nel corpo umano, dobbiamo scoprire cosa è, dove si trova e dobbiamo affrontarla immediatamente. Se la ignoriamo per un po’ di tempo crescerà all’improvviso o in modo graduale, e più tardi, condurrà alla morte dei sensi e del corpo.”
“Narayana è il rifugio degli dei. Egli è la radice stessa dell’albero chiamato Svarga.
Si dice anche che Lui si trova ovunque si pratichi il Sanatana Dharma (1); e le fondamenta stesse, la pietra miliare, di questo Dharma (2) è il canto dei Veda (3), le mucche, i brahmini, che praticano sempre gli yagas (4), gli yajnas, il tapas. Il modo migliore, o nostro Signore, è distruggere questo Narayana e distruggere tutti questi brahmini che studiano e recitano il Veda facendolo conoscere : uccidi questi rishi che praticano le tapasya, le austerità; uccidi le mucche negli ashram (5) poiché loro danno il burro ed il ghee (6) per nutrire il fuoco sacrificale.”
“Si dice che le varie forme di Narayana siano i brahmini, le mucche ed i Veda insieme alle qualità astratte come il Tapas, il fuoco dell’ascesi, la Verità di parola, l’auto-controllo, il ritirare i sensi dagli oggetti sensibili per proiettarli all’interno, la concentrazione e la meditazione, la compassione, la pazienza e le offerte. Narayana ama i deva e tutto il seguito di Mahadeva, Shiva e di Indra. Si sa bene che odia gli asura. Come ti avevamo detto prima i deva e gli altri non possono farti alcun male.”
Portando il laccio della morte intorno al suo collo e pensando che fosse una ghirlanda di fiori, Kamsa dimenticò tutte le buone qualità che il giorno prima avevano tentato e provato ad emergere. Era compiaciuto con i suoi ministri che per lui erano anche i suoi consiglieri ed amici. In poco tempo organizzò i preparativi per far si che gli asura andassero nei quattro angoli della terra per tormentare ed assalire quanti più brahmini potessero mentre svolgevano i sacrifici.
Gli asura intrapresero il compito allegramente non sapendo che la loro morte era sempre più vicina. Cosa c’è di più efficace e potente per abbreviare la propria vita che fare del male a degli uomini buoni e giusti, depredare le loro ricchezze, la famiglia, minacciare il loro onore e la loro fama e la speranza di salvezza ?
Niente può aiutare un demone che è sempre pronto a compiere azioni malefiche.
Note :
8
IL PARADISO IN TERRA
Quando Vishnumaya nacque a Yashoda tutti gli abitanti del villaggio erano sprofondati in una trance profonda. Yashoda stessa non si era accorta che aveva dato alla luce una bambina. Durante la notte, quando tutti erano in trance, Vasudeva aveva sostituito la bambina con Krishna e nessuno si era accorto di nulla.
Yashoda si era risvegliata all’improvviso grazie ai richiami della sorella Rohini che, sorridendo, disse tra sé e sé : “Non si è neanche accorta di aver partorito !” ed aveva visto al suo fianco il bambino appena nato.
La notizia del nascituro si sparse come vento allegro in tutta Gokula : “UN FIGLIO E’ NATO A NANDA!” Tutti gli abitanti di Gokula si precipitarono alla casa del loro capo per vedere il bambino. L
Lì giaceva il Signore dell’Universo, a fianco di sua ‘madre’. Lei lo teneva fra le braccia, Nanda era al settimo cielo. Avevano un figlio bello come la luna ed aveva gli occhi come fiori di loto azzurri. Nanda fece recitare ai brahmini i sacri mantra (1) per cacciare le forze ostili, elargì molti doni a tante persone e così la cerimonia di purificazione per il bambino, chiamata Jatakarma, fu ufficiata.
La terra è purificata da Kala (2); il corpo umano è purificato dal lavarsi in acque pure; il bambino nato dal grembo di una donna è pulito dal Jatakarma (3); i brahmini sono purificati dagli Yajna, i sacrifici; la ricchezza è purificata dalla generosità; gli Indriya (4) sono purificati dal Tapas (5); la mente si purifica nel realizzare la felicità e l’equilibrio per poi salire verso l’Unione con lo Atman (6), avendo conosciuto Atmavidya (7), la Verità profonda di Sé stessi.
L’intero villaggio di Gokula fu adornato a festa poiché un principe era nato : ogni casa fu decorata e le strade furono spruzzate con acqua profumata. Le donne indossarono i loro abiti colorati ed i gopa e le gopi, pastori e pastorelle, danzavano per le strade. Le donne portavano dei piatti d’argento riempiti con acqua intrisa di zafferano e li muovevano con andamento ondeggiante e circolare di fronte al bambino e dicevano : “Che Tu possa vivere a lungo ! Che nessun male Ti colpisca !”
Anche Rohini aveva dato alla luce un bambino, lei che era la sorella di Yashoda. Si era nascosta a Gokula per sfuggire alla tirannia di Kamsa che stava oltraggiando e vessando tutta la casata degli Yadava e le loro donne. Così le due sorelle con i loro figli brillavano come regine in mezzo alle Gopi. Il figlio di Rohini era bianco e il figlio di Yashoda era scuro.
Note :
9
PUTANA
Nanda gopa era uno dei vassalli di Kamsa ed era giunto il tempo di fare la visita annuale a Mathura per pagare i suoi tributi secondo l’uso corrente; compiuti i preparativi per il viaggio partì per Mathura.
Vasudeva ebbe la notizia che anche Nanda era giunto a Mathura per pagare i tributi così cercò di incontrarlo. Erano amici fidati, da lungo tempo, quando si videro si abbracciarono affettuosamente come se i loro corpi salutassero le loro anime.
Allora Vasudeva disse : “Ho udito che sei padre di un figlio. In verità sono fortunato nell’aver la possibilità di vederti di persona e di augurarti che tutta la felicità e tutta la fortuna di questo mondo possano essere tue. Tu mi sei molto caro nonostante il fatto che ci incontriamo raramente. In questo mondo, coloro che si amano reciprocamente, coloro che amerebbero stare insieme, raramente possono farlo. Siamo come pezzi di legno che galleggiano sulla superficie dell’acqua di un fiume che scorre. Ci incontriamo per un attimo , per un attimo stiamo insieme, poi i nostri sentieri diventano differenti. Sono felice, comunque, di sapere che sei circondato dalla tua gente in Gokula.
Io spero che mio figlio stia bene, poiché tu ed io siamo come un’anima con due corpi, il bambino è tanto mio figlio quanto il tuo !”
Nanda rispose con le lacrime agli occhi e disse : “Tu sei stato molto sfortunato. I tuoi figli sono stati uccisi da Kamsa e l’ultimo era una bambina e lei anche, mi è stato detto, se ne è andata ed è volata nel cielo. La fortuna, buona o cattiva, regola la vita dell’uomo e noi siamo impotenti di fronte a lei. La sfortuna è stata tua compagna costante, per lungo tempo. Chi può sapere, gli eventi possono cambiare.”
Vasudeva disse : “La tua ospitalità ed il tuo cuore sono grandi, tratta anche il figlio di Rohini come se fosse tuo figlio.”
Poi, dopo un attimo di profonda riflessione, Vasudeva aggiunse : “Amico mio, non sostare a Mathura troppo a lungo. Hai assolto i tuoi doveri verso il re. Sento che ci sono dei cattivi presagi per la tua Gokula. E’ meglio che ti affretti a tornare da tua moglie e dal bambino”.
Si salutarono con affetto e Nanda si avviò verso Gokula con il carro trainato da buoi. La sua mente era a disagio e provava una preoccupazione indistinta da quando Vasudeva gli aveva parlato dei cattivi presagi. Nanda sapeva che Vasudeva non avrebbe parlato così a caso, sicuramente c’erano dei pericoli imminenti, dei pericoli per la sua famiglia. Nanda iniziò a pregare Narayana e spronò i suoi buoi affinchè si affrettassero lungo il cammino verso Gokula.
Kamsa pensò che era giunto il momento di agire e di attuare i consigli dei suoi malefici ministri. Decise di iniziare uccidendo tutti i bambini appena nati nel suo paese. Pensò a quale fosse il metodo migliore ed infine decise quale fosse l’asura più adatto allo scopo.
La moglie di uno dei suoi consiglieri chiamata Putana era una donna asura terribile, un’orchessa. Kamsa la chiamò al suo cospetto e le disse cosa voleva da lei. Senza un minimo dubbio lei acconsentì felice di assolvere il compito per il suo re asurico.
Dal quell’attimo iniziò a vagare come una furia tra le città, i villaggi, i luoghi isolati dove ci fossero delle famiglie con infanti e attuò il suo programma di terrore.
Un giorno arrivò al villaggio di Gokula. Con i suoi poteri malefici di incantamento e magia, cambiò il suo aspetto : divenne una donna bellissima. Iniziò a camminare per le strade di Gokula dirigendosi verso la casa di Nanda.
Era una casa grande dove varie donne entravano ed uscivano, anche lei entrò. Putana si era raccolta i capelli che aveva legato con fiori di gelsomino. Con le sue anche ampie ed il seno prorompente catturava l’attenzione di tutti. Era molto attraente. Delle ciocche di capelli, acconciati ad arte, adornavano il suo volto formando dei boccoli accattivanti, la brezza li muoveva accarezzandole il viso. Sorrideva spesso e nelle mani teneva un fiore di loto. Le gopi pensavano che fosse la dea Lakshmi in persona, tanto bella appariva Putana nel suo magico camuffamento. Conquistò il cuore delle semplici gopi.
Entrò nella casa di Nanda e raggiunse il cortile dove si trovava il Signore.
Il Divino fanciullo aveva nascosto tutta la sua gloria nella forma di un normale bambino. Appena il piccolo la vide chiuse gli occhi facendo finta di dormire.
Putana si guardò intorno e vide che non c’era nessuno nei paraggi. Sollevò il piccolo dalla culla ed afferrandolo con le sue braccia possenti lo posizionò sul suo grembo.
La sua follia era pari a quella di qualcuno che prenda un cobra che dorme e lo posizioni intorno al proprio collo pensando che sia una collana. Le damigelle e le persone di passaggio non fecero attenzione a questa straniera che aveva preso il bambino sul proprio grembo. Tutti erano così sopraffatti dalla sua bellezza ammaliante e dall’aspetto così attraente che non davano importanza alle sue azioni.
Allora Putana allentò la stringa del suo corsetto e, con il bambino in grembo, attaccò le labbra del piccolo al suo seno che era ricolmo di latte avvelenato. Il Signore afferrò con forza il seno con le sue piccole mani ed iniziò a succhiare con piacere. Dopo pochi secondi lei si rese conto che il bambino stava succhiando la sua stessa vita. Soffriva moltissimo mentre tutta la sua vitalità veniva risucchiata ed usciva attraverso il seno. Dimenticò la sua missione omicida. Iniziò ad urlare : “Lasciami ! Lasciami !”, si dibatteva cercando inutilmente di staccare la bocca del piccolo dal suo seno. Strillava in modo terribile, la terra, il cielo ed i pianeti, osservavano e scuotevano la testa. Le persone pensavano che fossero dei tuoni e che dei fulmini fossero caduti lì vicino.
Con un ultimo grido straziante Putana perse la vita.
La sua forma apparente, bellissima, era svanita. Giaceva a terra e sembrava come il grande Vitra (1) dopo che era stato colpito dal fulmine di Indra (2).
Cadendo a terra aveva sradicato gli alberi intorno a sè e li aveva rotti in tanti pezzi. Le persone si precipitarono sul luogo da cui proveniva il frastuono e trovarono questa montagna di orchessa distesa a terra.
Rimasero meravigliati e sbalorditi allo stesso tempo, con gli occhi spalancati a guardarla. Poi, all’improvviso, si accorsero del bambino di Nanda che giocava con il suo immenso seno. Il piccolo aveva solo sei giorni di vita ed era tranquillo e sereno sopra quell’ammasso di carne informe.
Yashoda e Rohini fecero dei riti di purificazione e di protezione dalle forze del male.
Tutti gli abitanti del villaggio erano intorno a Putana morta e maleodorante. Yashoda portò il bambino nelle stanze interne della casa, lo mise a dormire e lo coprì con una stoffa di seta.
Nanda arrivò da Mathura e fu preso alla sprovvista dalla scena che gli si presentava davanti. Disse a tutti : “In verità il mio amico Vasudeva ha dei doni divini; altrimenti, come avrebbe potuto sapere tutto questo ? Mi aveva detto che c’erano dei cattivi presagi per Gokula e mi ha esortato a rientrare subito a casa.”
I gopa, pastori e mandriani, impiegarono molto tempo per spostare il corpo di Putana. L’unica soluzione per farlo fu quella di tagliare il corpo in molti pezzi, li accatastarono sopra una pira di legno e le dettero fuoco. Ci fu una grande conflagrazione ed il cielo fu illuminato da un bagliore che emergeva dalla pira. Quando il corpo fu completamente bruciato le persone notarono qualcosa di strano intorno a loro. Dal corpo incenerito emerse profumo di sandalo ed un aroma divino.
Nessuno era capace di spiegare quel particolare evento.
Putana, che era una donna asura, era stata uccisa dal Signore. Il divino fanciullo aveva bevuto dal suo petto e tutti i suoi peccati erano stati succhiati, espulsi fuori da lei. Era stata purificata poiché il Signore l’aveva toccata con le sue labbra.
I mandriani non potevano capire quello che era accaduto, non riuscivano a collegare il fatto che un profumo divino pervadesse il luogo mentre si bruciava il corpo di Putana.
Da quel momento Putana divenne Punita.
I mandriani erano meravigliati da quel profumo e non riuscivano a capire la sua provenienza.
A Nanda fu poi raccontata tutta la storia di come una donna bellissima fosse giunta a Gokula ed avesse ingannato tutti i suoi abitanti. Nessuno aveva indovinato, capito, che era una asura donna e pensavano che fosse stata una grande fortuna che tutti loro ed il bambino fossero stati protetti dalla Grazia di Narayana. Parlarono di tutto questo fino a tarda notte poi si addormentarono ma ancora erano incapaci di spiegarsi come il bambino fosse riuscito a sfuggire a quella terribile donna ed al solo pensiero rinnovavano le loro preghiere a Narayana affinchè proteggesse il piccolo.
Note :
10
PHALASHRITI
Shuka disse : “Chiunque ascolti la storia chiamata ‘Putanamoksham’ con attenzione e reverenza sarà benedetto dalla buona fortuna per avere la sua mente eternamente stabile in Krishna. Avrà una devozione costante verso Krishna”.
Allora il re Parikshit disse : “O mio signore, tu mi hai narrato le storie dei vari Avatara di Narayana. L’Avatara Matsya era meraviglioso e così anche gli altri; lo scopo per cui il Signore assume la forma di questi Avatara mi ha stupito e sorpreso ed ha riempito le mie orecchie e la mia mente con un piacere costante. Ma penso che questo Avatara del Signore sia la più bella forma che Egli abbia assunto. Mi è stato detto che ascoltando le storie di Krishnavatara dalla mente svanisce lo scoraggiamento. La mente si purifica di tutti i pensieri impuri. La mente pensa soltanto al Signore e vuole solo la compagnia dei devoti di Narayana. Per favore sii così buono da riempire gli ultimi giorni della mia vita con l’infinito piacere di ascoltare le lodi di Krishna, gli incidenti che capitarono in Gokula che hanno fatto vibrare tutti coloro che hanno avuto la fortuna di essergli vicino.
Allora Shuka continuò a narrare le lila, i giochi divini, di Krishna.
11
SHAKATASURA
Il piccolo figlio di Nanda e Yashoda cresceva velocemente. Aveva ora tre mesi di vita ed aveva appena imparato a girarsi sulla schiena e a stare a pancia in sotto. Yashoda era profondamente felice quando lo vedeva in posizione prona che le sorrideva.
Era il giorno in cui c’era il Janmanakshatra (1) del bambino e così decise di fare una grande celebrazione. Aveva invitato tutte le persone di Gokula ed un folto gruppo di uomini e donne sulle rive del fiume Yamuna. Tra le musiche, le danze ed i canti dei brahmini fecero un bagno al bambino e furono distribuiti dei doni a tutti i partecipanti.
Yashoda guardò suo figlio e gli sembrò stanco ed assonnato a causa del bagno e della giornata ricca di eventi. Allora lo mise nella culla posizionata sotto il carro, lo stesso carro con cui avevano raggiunto il fiume. Il carro era appesantito con i contenitori del latte e del burro.
Era seduta lì vicino con i suoi amici e non aveva notato che il bambino, poco dopo, si era alzato. Aveva urlato perché aveva fame ma nessuno se ne era accorto; allora con il suo piccolo piede diede un calcio al carro. Ci fu un gran rumore e tutti videro che il carro era stato lanciato un po’ più in là cadendo al suolo e rompendosi, sembrava che fosse volato via per poi schiantarsi a terra. Tutti gli utensili, le terracotte che erano sopra di esso, si ruppero : una ruota si era staccata ed il carro si era adagiato sul fianco.
Nessuno sapeva cosa fosse accaduto.
Alcuni dei ragazzini che erano lì vicino dissero che il bambino aveva calciato il carro e quello era il risultato. Le persone non capivano come un bambino nella culla potesse compiere un’azione di quel genere. Pensarono per un po’ poi la madre prese il piccolo tra le sue braccia ringraziando Dio che nulla di grave gli fosse accaduto.
Nessuno sapeva che un asura al servizio di Kamsa dal nome Shakata si era impossessato del carro con l’intenzione di correre via con il bambino e di ucciderlo. Ma, prima che potesse concretizzare il suo piano, il Signore, con un calcio del suo sacro piedino, lo uccise e nessuno sapeva cosa fosse accaduto.
Il demone era rimasto schiacciato sotto il carro.
Note :
12
TRINAVARTA
Una volta Yashoda, dopo aver fatto il bagno a suo figlio nel cortile del palazzo, prese il piccolo sul suo grembo, all’improvviso si accorse che il piccolo era divenuto molto pesante. Non sapeva perché, infine si convinse che fosse la sua immaginazione e cercò di dimenticare tutto. Ma il peso aumentava sempre di più così, infine, diventando un peso insostenibile, mise il bambino a terra.
Vedendo che il piccolo stava dormendo entrò in casa per assolvere ai suoi doveri casalinghi.
Uno ministro di Kamsa, che si chiamava Trinavarta, aveva raggiunto Gokula con l’intenzione di uccidere il neonato. Fin dalla morte di Putana gli asura erano giunti alla conclusione che il pericolo per il loro re si trovava a Gokula : il pericolo era il piccolo infante dalla carnagione scura, il piccolo che a Gokula tutti amavano.
Trinavarta assunse la forma di un ciclone.
Tutti a Gokula furono presto sopraffatti dalla furia della bufera improvvisa.
C’era così tanto potere nel turbinio del vento e così tanta polvere che nessuno era capace di vedere qualcosa, dovevano tenere gli occhi chiusi e si dovevano tenere aggrappati a qualcosa per non essere portati via. Gli otto angoli della terra risuonavano del rumore assordante della tempesta e l’oscurità regnava ovunque. Le persone si precipitavano qui e là in preda al panico.
All’improvviso la furia del vento si mitigò. Poterono aprire gli occhi.
Yashoda si precipitò in cortile per prendere il bambino ma non riuscì a trovarlo. Chiamò gli altri in suo soccorso ed insieme si misero a cercare il piccolo senza alcun successo.
Polvere e massi cadevano dal cielo senza sosta, accecandoli ma, nonostante questo, continuarono la ricerca del bambino ma non riuscivano a trovarlo. L’intera Gokula era addolorata perché il loro amato bambino non si vedeva.
Trinavarta nel frattempo aveva trasportato il bambino lontano, in alto nel cielo. Il suo scopo era quello di salire in cielo quanto più possibile per poi lanciarlo e farlo precipitare verso terra in modo da ucciderlo.
Il bambino tuttavia era divenuto molto pesante per cui era divenuto impossibile per Trinavarta sollevarlo ulteriormente, aveva perso la forza di inerzia. Cercò di lasciarlo ma non ci riuscì.
Il bambino aveva afferrato il suo collo con le due manine e Trinavarta si sentiva soffocare. Sentiva come se una grande roccia fosse stata legata al suo collo e lo stava strozzando. Riusciva a respirare con dei singulti e dopo un po’ il respiro cessò. Trinavarta era morto.
Quando la furia del ciclone si placò gli abitanti di Gokula videro la sagoma enorme dell’asura precipitare giù. Presero il bambino che si teneva aggrappato al grande petto dell’asura e lo diedero a Yashoda.
Nessuno poteva capire come fosse accaduto : come il bambino fosse sfuggito alla morte, visto che risultava evidente che quell’essere fosse un asura. Nella loro gioia nessuno poneva l’attenzione sul fatto che quel bambino avesse ucciso un asura.
Uno diceva : “Coloro che desiderano il male degli altri vengono distrutti : muoiono a causa della loro natura malvagia”.
Qualcun altro diceva : “Per fortuna Narayana ha un occhio di riguardo nei nostri confronti e nei confronti dei nostri cari altrimenti come sarebbe potuto sopravvivere il piccolo ?”
Un altro uomo diceva ancora : “Nanda ha compiuto tante azioni meritevoli : è stato molto generoso con tutti noi, facendoci dei doni, è un uomo tanto buono, è per questo che Dio è buono verso di lui”.
13
DARE IL NOME AI BAMBINI
Vasudeva ci teneva molto a che i suoi figli ricevessero i riti tradizionali e che questi fossero praticati secondo le consuetudini. Convocò il sacerdote della sua casata : Gargacarya, il rishi. Lo informò che i suoi due figli vivevano a Gokula e gli chiese di passare lì per ‘caso’ e di dare loro i nomi secondo i riti tradizionali per dei bambini kshatriya (1).
Garga giunse a Gokula. Nanda lo accolse con grande gioia, eccitazione e reverenza.
Si prostrò di fronte a lui e dopo averlo onorato con rispetto gli diede un posto d’onore e gli disse : “O Brahmana, come posso esprimere la mia felicità per la tua venuta ? Quando un grande uomo come te lascia il proprio ashrama (2) per giungere alla modesta casa di un uomo come me è chiaro che porti del bene a tutta la mia casa. Come posso, legato come sono dai doveri famigliari, che non ho tempo per visitare i luoghi sacri, come posso essere benedetto dalla vista di un grande essere come te ? Tu sei uno studioso ed hai la conoscenza profonda del “JYOTISHAMAYAM” che si suppone insegni all’uomo la conoscenza per andare oltre la comprensione dei sensi. Per favore, che io possa beneficiare della tua presenza : ho due figli, se tu mi dai la grazia della tua benedizione, officia il rito dei nomi, sii tu colui che sceglie come chiamarli.”
Garga disse : “Nanda, io sono il sacerdote della casata degli Yadava. Sono molto conosciuto e le persone osservano il mio agire con attenzione. Se officerò il rito di cui parli, Kamsa verrà a saperlo e prova ad immaginare cosa penserà, si chiederà perché un sacerdote della casata degli Yadava celebra questo rito, immediatamente arriverà alla conclusione che i tuoi figli sono i figli di Devaki. Quando nacque il suo ottavo figlio è risaputo che Kamsa scoprì che era una bambina. Questa bambina volò in cielo sfuggendo dalle sue mani, dovresti averlo saputo, e gli ha detto che il bambino che ucciderà Kamsa era già nato e cresceva altrove. Ed ancora, Kamsa penserà alla grande amicizia che c’è tra te e Vasudeva. E soprattutto venendo a sapere che io ho officiato i riti per i bambini procurerà tanti problemi a te ed ai tuoi figli.”
Nanda rispose : “Possiamo evitare tutto ciò che temi. Per favore, officia i riti in segreto in questa casa, in Gokula, senza che ne venga a conoscenza anche il mio più caro amico. Non farò nessuna celebrazione, non darò alcun annuncio. Tengo molto che Tu, proprio Tu, sia colui che da il nome ai bambini”.
Garga acconsentì a fare ciò che era lo scopo della sua visita a Gokula.
Nanda preparò la stalla e fece in modo che nessuno si accorgesse dei preparativi; infatti le spie di Kamsha giravano spesso nei paraggi di Gokula.
Garga attendeva in meditazione l’arrivo dei fanciulli divini e pensava : “Per lunghe epoche ho atteso questo momento unico nella storia dell’universo : poter vedere il purnavatara di Vishnu, poter gioire della sua presenza divina. Ho immaginato di farlo sapere a tutto il mondo con una grande festa per poterlo onorare in tutto il suo splendore. Ed ora mi trovo qui per officiare il rito in massima segretezza e non posso dirlo a nessuno, io che sono testimone della sua grandezza dovrò rimanere in silenzio.”
Yashoda e Rohini giunsero portando i bambini sulle braccia. Si sedettero. Sul loro grembo giacevano i piccoli.
Garga li guardò con l’occhio della ‘visione interiore’ : non vide due bambini umani, vide dentro di loro la Presenza ed Essenza divina. Lo stato di Yogica Unione lo fece entrare in un’altra dimensione di coscienza. La realtà esterna cessò di esistere. Solo la visione divina, frutto della Grazia suprema, era presente, più Vera della realtà materiale, più Potente e Bella della realtà materiale. Vide Vishnu e vide le vite dei due piccoli avanti ai suoi occhi.
Guardò il figlio di Rohini e vide ADISHESHA, il Serpente Cosmico, simbolo dell’Infinito, così potente, vasto.
Garga si rivolse al figlio di Rohini e disse : “Questo bambino incanterà chiunque per la sua bellezza e volontà, per le sue eccellenti qualità per questo lo chiamerò RAMA e poiché sarà anche molto potente sarà conosciuto come BALA. Il suo nome è anche SANKARSHANA perché unirà i popoli”.
Poi guardò il figlio di Yashoda e vide VISHNU splendente con tutti i suoi attributi divini, gli occhi brillanti di luce ed il sorriso ineffabile sulle labbra.
Si conoscevano da così tanto tempo ma la gioia di poterlo vedere bambino ed al tempo stesso come il Supremo era una meraviglia indicibile.
Quindi si rivolse a Yashoda e disse : “Questo tuo bambino si è incarnato in ogni epoca passata. In tempi passati ha preso vari colori di pelle : bianco, rosso e giallo. Questa volta è di carnagione scura ed io lo chiamerò KRISHNA, che significa “scuro”.
Una volta in una sua vita precedente, è stato il figlio di Vasudeva e così lo chiamerò anche VASUDEVA. Ma fate in modo che questo nome non sia usato. Deve essere tenuto segreto.
Questo tuo figlio ha molti nomi in relazione alle sue molteplici qualità. Io conosco queste sue qualità ma gli uomini del mondo non le conoscono. Questo bambino che è motivo di gioia per voi e per tutti gli abitanti di Gokula, vi procurerà molta fortuna. Per mezzo suo tutti i vostri problemi spariranno.
In una delle sue vite precedenti il regno era senza un re, a causa di ciò la nazione divenne preda di ladri e persone miscredenti. Questo vostro figlio nacque come re (3) del paese e lo liberò dai suoi problemi.”
“Coloro che amano questo tuo figlio, questo Krishna, non dovranno preoccuparsi dei loro nemici. Per favore abbiate molta cura di questo figlio, poiché compirà delle grandi cose per il bene di tutti voi.”
Dopo aver benedetto tutti li lasciò e tornò da Vasudeva e Devaki che aspettavano di avere notizie da Gokula, che aspettavano di avere notizie dei loro figli.
Note :
14
L’INFANZIA DI KRISHNA
Rama e Krishna crescevano come la luna splendente nel cielo. Andavano a gattoni ed i loro braccialetti d’argento tintinnavano dolcemente con loro. Presto iniziarono a trotterellare su due gambe ed era un piacere guardarli sia per le loro madri che per tutte le donne di Gokula.
Potevano gironzolare nelle strade della città coperti di terra e tornare a casa con gli occhi spalancati a fissare le proprie madri per vedere se erano pronte a rimproverarli. Le mamme li prendevano nelle loro braccia e sorridevano stringendoli forte al petto. Presto misero i primi dentini che sembravano raggi argentei della luna. Le gopi, le pastorelle, si dimenticavano di adempiere ai loro doveri famigliari tanto erano prese e catturate nel guardare i due bambini.
Ormai erano abbastanza cresciuti per correre nelle strade e nei dintorni di Gokula, spesso insieme agli altri bambini della città e si muovevano in gruppo. Talvolta non si sapeva dove fossero e allora Yashoda e Rohini si preoccupavano. Così giocando, circondati dall’affetto degli abitanti di Gokula, i due bambini crescevano felicemente.
Un giorno Balarama si lamentò con Yashoda del comportamento di Krishana e le disse : “Madre, il piccolo Krishna ha mangiato la terra”.
La donna si preoccupò e rimproverò Krishna dicendogli : “Birichino di un Krishna, dimmi, perché hai mangiato la terra ?”
Il piccolo le rispose : “No madre, non ho mangiato la terra, guarda con i tuoi stessi occhi se non mi credi.”
In realtà la Madre Terra era onorata di avere l’Avatara di Vishnu sul suo suolo, sentire i passi di Krishna su di lei le procurava grande gioia. La Madre Terra quindi ringraziò il Signore per aver mantenuto la promessa di manifestarsi come purnavatara e di liberarla dal tormento degli asura; allora Krishna la onorò prendendola in bocca.
Krishna spalancò la bocca, Yashoda si avvicinò alla bocca di Krishna per vedere bene e rimase stupefatta, non poteva credere ai suoi occhi : Yashoda vide se stessa, Gokula e la regione di Vraj, gli animali, le montagne e le foreste, i fiumi ed il mare, vide la terra dallo spazio, il sistema solare e l’Universo intero, spazi sconosciuti e luoghi inesplorati si espandevano a dismisura davanti ai suoi occhi, vide il sole, la luna e Agni, la divinità del Fuoco.
Cominciò a sentirsi male, la vista si offuscava e le girava le testa.
Allora il divino Krishna fermò l’esperienza spirituale di Yashoda e la cancellò dalla sua memoria per non crearle disturbo. Yashoda lo guardò di nuovo teneramente e con amore lo abbracciò.
Bibliografia :
SRIMAD BHAGAVATAM di Kamala Subramaniam
Bharatiya Vidya Bhavan, Bombay – 400 007
SHRIMAD BHAGAVATA PURANA tratto da THE PURANAS
A compact, English-only version of the Major 18 Puranas in one document.
Compiled by the Dharmic Scriptures Team – October 3, 2002
VISHNU PURANA tratto da THE PURANAS
A compact, English-only version of the Major 18 Puranas in one document.
Compiled by the Dharmic Scriptures Team – October 3, 2002
GLOSSARY OF TERMS IN SRI AUROBINDO’S WRITINGS
Sri Aurobindo Ashram Press – India
DIZIONARIO delle RELIGIONI ORIENTALI – Avallardi
Garzanti Editore 1993
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Om Namo bhagavate Vasudevaya !
Venerdì 22 Dicembre 2023
Dialoghi su :
“LE VIE DEL GUERRIERO”
6° incontro
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Domenica 12 Novembre 2023
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“LE VIE DEL GUERRIERO”
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Domenica 22 Ottobre 2023
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“LE VIE DEL GUERRIERO”
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Domenica 1 Ottobre 2023
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Domenica 24 Settembre 2023
Incontro su :
TRANSITI PLANETARI :
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Domenica 20 Agosto 2023
Dialoghi su :
“LE VIE DEL GUERRIERO”
2° incontro
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SHIVA
The Inconscient Creator
A face on the cold dire mountain peaks
Grand and still, its lines white and austere
Match with the unmeasured snowy streaks
Cutting heaven, implacable and sheer.
Above it a mountain of matted hair
Aeon-coiled on that deathless and lone head
In its solitude huge of lifeless air
Round, above illimitably spread.
A moon-ray on the forehead, blue and pale,
Stretched afar its finger of chill light
Illumining emptiness. Stern and male
Mask of peace indifferent in might !
But out from some Infinite born new came
Over giant snows and the still face
A quiver and colour of crimson flame,
Fire-point in immensities of space.
Light-spear-tips revealed the mighty shape,
Tore the secret veil of the heart’s hold,
In that diamond heart the fires undrape,
Living, core, a brazier of gold.
This was the closed mute and burning source
Whence were formed the worlds and their star-dance;
Life sprang, a self-rapt inconscient Force,
Love, a blazing seed, from that flame-trance.
NOTES
SHIVA
The Inconscient Creator
( From letters of the Author )
… The Inconscient as the source and author of all material creation is one of the main discoveries of modern psychology, but it agrees with the idea of a famous Vedic hymn. In the Upanishads, Prajna, the Master of Sushupti, is the Ishwara and therefore the original Creator out of a superconscient sleep. The idea of the poem is that this creative Inconscient also is Shiva creating here life in matter out of an apparently inconscient material trance as from above he creates all the worlds ( not the material only ) from a superconscient trance. The reality is a supreme Consciousness – but that is veiled by the appearance on one side of the superconscient sleep, on the other of the material Inconscience. Here the emphasis is on the latter; the superconscient is only hinted at, not indicated, – it is the Infinity out of which comes the revealing Flame.
Sri Aurobindo
Collected Poems
The complete Works of Sri Aurobindo – Volume 2 – Published by Sri Aurobindo Ashram Publication Department – Pondicherry – India
SHIVA
Il Creatore Incosciente
Un volto sui picchi aspri e freddi della montagna
Grande ed immobile; le sue linee bianche ed austere
Si armonizzano con le linee sconfinate ricolme di neve
Tagliano il cielo implacabile e puro.
Sopra di esso una montagna di capelli intrecciati
Attorcigliati per eoni su quella testa solitaria e immortale
Nella sua vasta solitudine di aria senza vita
Intorno, al di sopra un’esistenza illimitata.
Un raggio di luna sulla fronte, blu e pallido,
Allunga lontano il suo dito di luce immobile
Illuminando il vuoto. Severo e maschile
Maschera di pace indifferente nella potenza !
Ma fuori da qualche Infinito nato ora venne
Sulle nevi giganti ed il volto immobile
Un fremito ed una fiamma di colore rosso,
Un punto di fuoco nelle immensità dello spazio.
Le punte dell’asta di luce rivelarono la forma possente,
Strappò il velo segreto che tiene il cuore;
In quel cuore-diamante i fuochi scopre,
profondità vivente, un braciere d’oro.
Questa fu la sorgente bruciante muta e chiusa
Da dove furono formati i mondi e la loro danza stellare;
La vita sgorgò, un’estatica in sé Forza incosciente,
Amore, un seme ardente, dalla trance di fiamma.
NOTE
SHIVA – Il Creatore Incosciente
( Da alcune lettere dell’autore )
… L’Inconsciente come sorgente ed autore di tutta la creazione materiale è una delle principali scoperte della psicologia moderna, ma è in accordo con l’idea di un famoso inno Vedico. Nelle Upanishads, Prajna, il Maestro di Sushupti, è l’Ishwara e perciò il Creatore originale che emerge da un sonno supercosciente. L’idea del poema è che anche questo Incosciente creativo sia Shiva che crea qui la vita nella materia emergendo da una trance materiale apparentemente inconscia così come da ciò che è al di sopra egli crea tutti i mondi ( non soltanto materiali ) da una trance supercosciente. La realtà è una Coscienza suprema – ma questa è velata dall’apparenza da un lato del sonno supercosciente, dall’altro lato dall’Incoscienza materiale. Qui l’enfasi è posta su quest’ultimo aspetto; il supercosciente è solo accennato, non indicato, – è l’Infinito da cui viene la Fiamma rivelatrice.
Libera traduzione di Devadatta e Kiriti
10 Agosto 2023
In alto SHIVA meditante – In basso il monte Kailash
Immagini prese da Internet
Domenica 9 Luglio 2023
Dialoghi su :
“LE VIE DEL GUERRIERO”
1° incontro
Immagini prese dal Web
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